Il vocabolo è posto in antitesi con sole del verso precedente. L’antitesi, frequente nelle liriche di Petrarca, è una delle figure ricorrenti nella poesia di Saba, trattandosi infatti di un espediente retorico in grado di rendere efficacemente il dissidio interiore. Alcuni esempi da Rerum vulgarium fragmenta (edizione continiana edita da Einaudi nel 1964) e dal Canzoniere di Saba: «Pace non trovo, et non ò da far guerra» (CXXXIV, v. 1); «mille volte il dì moro et mille nasco» (CLXIV, v. 13; «et le cose presenti et le passate / mi dànno guerra, et le future anchòra» (CCLXXII, vv. 3-4); «io ritrovo, passando, l’infinito / nell’umiltà» (Città vecchia, vv. 9-10, in Trieste e una donna); «…in una / delle mie ore più beate e meste» (Berto, vv. 2-3, ne Il piccolo Berto); «a quanti l’odio consuma e l’amore» (Goal, v. 11, in Cinque poesie per il gioco del calcio); «e della vita il doloroso amore» (Ulisse, v. 13, in Mediterranee).