Acculturazione e acculturazione

a cura di Cecilia Spaziani

Molti lamentano (in questo frangente dell’austerity) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro “cattivo” nelle periferie “buone” (viste con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro. Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura miserabili.

Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.

L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo.

Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?

No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati cancellano nella loro carta d’identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di “studente”. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo-borghese, nell’adeguarsi al modello “televisivo” che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.

La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.

Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Un giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata buttata per sempre…

Tratto da: Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Garzanti, Milano, 2008

Pier Paolo Pasolini

Scritti corsari

Nota generale al testo Bibliografia critica
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questo nuovo modello che la televisione


Il 3 gennaio 1954 nasce la televisione italiana

Per mezzo della televisione


Uno scrittore contemporaneo che ha molto riflettuto sulla futilità di molte trasmissioni televisive odierne è Aldo Nove (1967-).

Alcune delle sue opere più interessanti in merito sono i racconti presenti all’interno del suo Woobinda (1996). In particolare, tra i 48 presenti, si leggano I programmi dell’accesso – che ha come tema quello pasoliniano dell’alienazione dell’individuo – o Protagonisti – che ruota intorno all’illusione di un dialogo con il mezzo di diffusione di massa.

Cecilia Spaziani


Cecilia Spaziani è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università LUMSA di Roma e, presso la medesima Università, è docente a contratto di Letteratura per l’integrazione sociale. È inoltre docente a contratto di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma. Ha conseguito il titolo di Dottoressa di ricerca presso La Sapienza Università di Roma. È cultrice della materia di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso il Dipartimento di Lettere e Culture Moderne della Sapienza. È nella Redazione della piattaforma Diletteratura ed è componente, tra gli altri, dei seguenti gruppi di ricerca: Il testo digitale nella didattica della letteratura: risorse, acquisizioni scientifiche recenti, e- learning (LUMSA) e I carteggi inediti dell’archivio Laterza e la cultura letteraria del Novecento (Sapienza). Ha fatto parte di comitati organizzativi di numerosi convegni tra i quali La poesia che cura. Incontro con Daniele Mencarelli (LUMSA, 2023), Il giallo ti dona: indagini poliziesche al femminile (LUMSA, 2023), Scrittura, editoria e giornalismo tra cambiamento e nuove sfide (Sapienza, 2018). Ha partecipato come relatrice a numerosi convegni nazionali e internazionali.

l’aratro rispetto a un trattore


Pasolini e il mito del mondo contadino

lo spirito della televisione


Pasolini – la tv, i mass media e l’omologazione

messaggi


Se potessi far passare in televisione un messaggio per sviluppare e valorizzare, invece, le facoltà intellettuali e morali dei giovani tuoi coetanei, per farli sentire accolti e apprezzati dalla società, da cosa partiresti? Che tipo di programma televisivo costruiresti? Dividere la classe in due o più gruppo. Confrontare le proposte anche attraverso l’utilizzo di cartelloni, power point, brevi video, fotografie.

rattrappimento delle facoltà intellettuali e...


Spiega in poche righe da cosa deriva, secondo Pasolini, il “rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali” dei giovani (5 righe).

infelice


Dopo aver letto il testo, rispondi alla seguente domanda: cosa ha portato i giovani, secondo Pasolini, a essere infelici? (10 righe).

cattolicesimo


Intervista di Michel-M. Campbell a Pier Paolo Pasolini per la rivista francese «Sequénces» (1972):

https://www.cittapasolini.com/post/pier-paolo-pasolini-e-la-religione-intervista-per-la-rivista-s%C3%A9quences-1972

religione


Sul rapporto di Pasolini con il cristianesimo si è scritto e riflettuto molto. Si segnala qui un recentissimo Convegno «Cerco Cristo fra i poeti». Pasolini e il cristianesimo organizzato presso l’Università LUMSA di Roma il 4 maggio 2023.

uomo che consuma


Fornisci – a parole tue e senza l’aiuto del vocabolario – una definizione di “consumismo”. Confrontala in classe con i tuoi compagni e intavola una discussione.

omologazione


Cerca sul vocabolario il termine “omologazione”. Una volta compresone il significato letterale, rispondi alla seguente domanda (15 righe): come Pier Paolo Pasolini intende qui l’omologazione? È per lo scrittore un elemento positivo, negativo o neutro? In che modo questa influisce sulla società?

rivoluzione delle infrastrutture


Quello delle infrastrutture, della loro modernizzazione, cura e conservazione, è un tema ancora oggi particolarmente attuale. Ti vengono in mente casi di cronaca che hanno fatto parlare del tema? Elencane alcuni e sviluppane uno, ricercando i motivi dell’interesse mediatico (30 righe).

due rivoluzioni


Quali sono le due rivoluzioni alle quali fa riferimento l’autore?

  • Rivoluzione industriale e rivoluzione francese
  • Rivoluzione delle infrastrutture e del sistema d’informazione
  • Rivoluzione scientifica e rivoluzione d’ottobre
  • Rivoluzione delle infrastrutture e rivoluzione socialista

L’abiura è compiuta


Spiega a parole tue questa affermazione: “L’abiura è compiuta” (10 righe).

operaie


Era il dopoguerra quando l’azienda Olivetti, dietro l’illuminata guida di Adriano Olivetti (1901-1960), organizzava durante le pause pranzo cicli di conferenze per i dipendenti e per gli operai. Ospite di una di queste giornate fu proprio Pier Paolo Pasolini, di cui, di seguito, si ripropone l’audio:

https://video.repubblica.it/copertina/le-conferenze-alla-olivetti-quando-parlavano-pasolini-e-parise/52745/52025?video

contadine


CIANT DA LI CIAMPANIS

(versione in friulano del 1954)

 

Co la sera a si pièrt ta li fontanis

il me paìs al è colòur smarit.

Jo i soj lontàn, recurdi li so ranis,

la luna, il trist tintinulà dai gris.

A bat Rosari, pai pras al si scunis:

jo i soj muàrt al ciant da li ciampanis.

Forèst, al me dols svualà par il plan,

no ciampà pòura: jo i soj un spirit di amoùr

che al so paìs al torna di lontàn.

 

P. P. Pasolini, Ciant da li ciampanis, in P. P. Pasolini, La meglio gioventù. Poesie friulane, Sansoni, Firenze, 1954.

civiltà dei consumi


Pasolini sulla civiltà dei consumi

Centro “cattivo” nelle periferie “buone”


Rispondere alla seguente domanda (15 righe): Come percepisci, nella tua città, il “centro” e la “periferia”? Concordi sugli aggettivi “cattivo” e “buone” che Pier Paolo Pasolini attribuisce nel testo ai due contesti cittadini?

Acculturazione e acculturazione


Acculturazione e acculturazione è uno dei numerosi articoli pubblicati da Pier Paolo Pasolini sul «Corriere della Sera», in un secondo momento inserito, insieme agli altri, all’interno dell’opera Scritti corsari (1975). Uscito il 9 dicembre 1973 originariamente con il titolo Sfida ai dirigenti della televisione, l’articolo denuncia la «civiltà dei consumi» che, attraverso la «rivoluzione delle infrastrutture» e quella «del sistema d’informazioni» interne «all’organizzazione borghese», ha operato per un radicale processo di omologazione sociale e culturale. «Le strade, la motorizzazione» ma soprattutto la televisione hanno imposto un nuovo modello unico e unificante volto a soppiantare definitivamente le «varie culture particolari» e le «culture originali».

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Bologna, 5 marzo 1922 – Ostia, 2 novembre 1975

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna, il 5 marzo 1922, da Susanna Colussi, maestra elementare, e Carlo Alberto Pasolini, ufficiale di carriera.

Si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna laureandosi, nel 1945, con una tesi su Giovanni Pascoli.

Agli anni Quaranta risalgono i primi esperimenti letterari di Pasolini, che sfociano nella pubblicazione, ben accolta dal pubblico e dalla critica, di Poesie a Casarsa (1942). Nel 1943, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, con Susanna e il fratello minore Guido egli si trasferisce a Casarsa, in Friuli, paese d’origine della madre, dove la famiglia aveva sino a quel momento trascorso tutte le estati e dove il padre, prigioniero in Africa, li raggiungerà solo nel 1945. Dal contesto rurale e contadino di Casarsa Guido partirà per unirsi ai partigiani, perdendo la vita nel noto eccidio di Porzûs (1945).

A causa dell’accusa di atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minori, Pasolini, nel gennaio del 1950, decide di fuggire con la madre da Casarsa per riparare a Roma. Si apre così, tra difficoltà economiche e lavori saltuari, la fase romana dell’autore che, entrato in contatto con le realtà sottoproletarie delle borgate, scrive i due romanzi Ragazzi di vita(1955) e Una vita violenta (1959). Di questo periodo è anche la raccolta poetica Le ceneri di Gramsci (1957).

Sperimentatore dei più disparati generi artistici, scrittore, intellettuale e regista, Pasolini riflette sulla poesia dialettale nelle due antologie Poesia dialettale del Novecento (1952, con Mario Dell’Arco) e il Canzoniere italianoAntologia della poesia popolare (1955) e, nel 1953, fonda con gli amici Alberto Moravia e Alberto Carocci la rivista «Officina». Stretto nei confini di una letteratura troppo distante dal popolo, decide di volgersi al cinema. Tra i maggiori film, dunque, Accattone (1961), Mamma Roma (1962), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), Edipo re(1967), Teorema (1968), Medea (1969) fino alla Trilogia della vita (Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972; Il fiore delle Mille e una Notte, 1974) e al postumo Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976).

Nonostante la carriera da regista, Pasolini non abbandona la letteratura: agli anni Sessanta e Settanta risalgono infatti le raccolte La religione del mio tempo (1961), Poesia in forma di rosa (1964), Trasumanar e organizzar (1971) e l’avvio del postumo e incompleto Petrolio (1992). Del 1962 è poi il romanzo Il sogno di una cosa e del 1965 la sperimentazione di Alì dagli occhi azzurri. La sua intensa attività di giornalista presso il «Corriere della Sera» e sulle riviste «Tempo illustrato», «Il Mondo», «Nuova Generazione» e «Paese Sera» è raccolta negli Scritti corsari (1975) e nelle Lettere Luterane (1976).

Pier Paolo Pasolini muore di morte violenta, a Ostia, il 2 novembre 1975.

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Scritti corsari è una raccolta di articoli che Pasolini pubblica dal 1973 al 1975 sul «Corriere della Sera», su «Tempo Illustrato», sul «Mondo» su «Nuova Generazione» e su «Paese Sera» e che poi, in volume, uscì presso l’editore Garzanti immediatamente dopo la morte dell’autore (novembre 1975), che ne aveva già revisionato le bozze.

I temi sono quelli della società, dell’evoluzione politica, sociale, economica e culturale dell’Italia e dei giovani, insieme alle grandi questioni intorno alle quali si stava tanto discutendo in quegli anni, come l’aborto e il divorzio.

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  • Enzo Golino, Pasolini: il sogno di una cosa: pedagogia, eros, letteratura dal mito del popolo alla società di massa, Bologna, il Mulino, 1985
  • Paolo Martino, Caterina Verbaro (a cura di), Pasolini e le periferie del mondo, Pisa, ETS, 2016
  • Pier Paolo Pasolini, Le belle bandiere, Roma, Editori Riuniti, 1991
  • Alessio Passeri, L’eresia cristiana di Pier Paolo Pasolini. Il rapporto con la cittadella di Assisi, Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2010
  • Gabriele Policardo, Schermi corsari: Pasolini in televisione, Roma, Bulzoni, 2008
  • Walter Siti, Silvia De Laude (a cura di), Pier Paolo Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società, Milano, Mondadori, 1999
  • Cecilia Spaziani, «Il mondo davanti agli occhi e non soltanto in cuore». Pasolini e gli spazi urbani, in «Bollettino di Italianistica», n. 1-2, 2020, Roma, Carocci, pp. 351-356
  • Caterina Verbaro, Nel recinto del sacro, Roma, Perrone, 2017
  • Caterina Verbaro, Il paesaggio umano. Procedimenti etnografici e demologici nell’opera di Pasolini, in Alberto Carli, Silvia Cavalli, Davide Savio (a cura di), Letteratura e antropologia. Generi forme e immagini, Pisa, ETS, 2021, pp. 83-98