Piero Bigongiari nasce il 15 ottobre 1914 a Navacchio, in provincia di Pisa. Nel 1925 si trasferisce con la famiglia a Pistoia, dove si diploma in studi classici (al Liceo “Niccolò Forteguerri”) e, successivamente, si sposta per gli studi universitari a Firenze, dove prende parte attiva alla cosiddetta ‘generazione dell’ermetismo’, stringendo importanti amicizie con, tra gli altri, Mario Luzi, Carlo Bo, Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda. Si laurea nel 1936 sotto la supervisione di Momigliano, lavorando a una tesi sulla lirica leopardiana. Nel 1941 si sposa con Donatella Carena, figlia del pittore, ma il matrimonio ha breve durata. È dell’anno dopo il suo esordio poetico, con la raccolta La figlia di Babilonia. Nel 1948 sposa Elena Ajazzi Mancini, la sua seconda e ultima moglie. Gli anni ’50 sono segnati da numerosi contributi per programmi radiofonici RAI, la redazione della rivista letteraria «Paragone» e la pubblicazione di alcune raccolte poetiche: Rogo (1952), Il corvo bianco (1955) e Le mura di Pistoia (1958). Dagli anni ’60 alla fine degli anni ’80 è professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze, e pubblica opere poetiche come La torre di Arnolfo (1964), Antimateria (1972), Moses (1979) e Col dito in terra (1986). Si distingue anche come critico letterario, pubblicando molti saggi sulla poesia novecentesca, specialmente italiana e francese. Tra questi, si ricordano Poesia italiana del Novecento (1960) e La poesia come funzione simbolica del linguaggio (1972), in cui mostra particolare attenzione alla linguistica psicanalitica di Jacques Lacan. Particolarmente affascinato dal barocco, si dedica altresì alla critica artistica, pubblicando Il Seicento fiorentino (1975). Nel 1994 revisiona alcuni testi composti in giovinezza, dal 1933 al 1942, e li pubblica nella raccolta poetica L’arca (1994). Muore il 7 ottobre 1997 all’età di 83 anni, afflitto da un male incurabile.