Comunicare, legge della vita

Se il termine civiltà comprende essenzialmente, soprattutto nel senso occidentale, i rapporti di cittadinanza umana, l’ecologia si apre a studiare sistematicamente, scientificamente, anche il complesso dei rapporti fra uomini e natura, fra creature e cosmo. Ma altro è un insieme ecologico rigidamente regolato da “catene trofiche” in cui i più violenti (uomini compresi) divorano gli atri, e altro concepire un insieme ecologico in cui gli essenziali rapporti umani tendano al comunicare. Comunque, l’ecologia più e più ci scopre norme collettive, nuove etiche norme che ci inducono a cambiare, ci inducono a una nuova condotta: l’ecologia diviene più e più impellente problematica anche di politica internazionale, mondiale. Nel rispetto ecologico, tendenzialmente organico, l’autentico educare non produce, ma libera, la “massa”.

Danilo Dolci

Comunicare, legge della vita

Nota generale al testo Bibliografia critica
×

ecologia


«Maieutica ecologica, dal locale livello (soprattutto ove avvengono, o si cerca di evitare, collassi e catastrofi) a quello nazionale, verso una attiva coscienza del dinamico sistema planetario: rispetto e potenziamento della specie e delle varietà, rispetto delle identità ambientali, della loro bellezza e integrità anche storico–artistica.» [Nessi fra esperienza etica e politica, 1993, II, p. 188.]

etiche


Secondo il pensiero di Dolci  «L’etica è scienza ed arte del rapporto con sé, con gli altri, con l’insieme, interpretandoci [...]. Senza etica l’esistere si menoma, psicopatico, fugge dall’amore coerente e responsabile: senza un’etica valida il pianeta psicopatisce, manca di senso, incapace a sanarsi.» [Nessi fra esperienza etica e politica, 1993, II, p. 189.]

massa


massificazione (v. anche: Comunità, Comunicazione di massa) Il termine massa rimanda alla parola greca màza che indica la pasta per fare il pane, e al verbo màssein che significa l’azione dell’impastare. La pasta – spiega Dolci – può appiccicare, impiastrare. Ma solo gli organismi, al loro più alto livello di autonoma complessità, possono comunicare. Altro è coesione (cohaerere = essere attaccato), altro è rapporto organico o reciproco adattamento creativo. ( pag 157

×

Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste, da Enrico e da Meli Kontelj, di nazionalità slovena. Il lavoro del padre, dipendente delle ferrovie, conduce la famiglia in Lombardia: qui il giovane Danilo compie i primi studi.  Dolci lascia Nomadelfia e si trasferisce in Sicilia, nel piccolo borgo marinaro di Trappeto (dove era già stato tra il ’40 e il ’41, per circa un mese, al seguito del padre), povero tra i poveri in una delle terre più misere e dimenticate del Meridione. Comincia, così, a essere tracciata una delle pagine più limpide e intense della difficile rinascita civile e democratica dell’Italia dalle macerie morali e materiali del fascismo e della seconda guerra mondiale. Dolci stesso parlerà di «continuazione della Resistenza, senza sparare». Il 14 ottobre 1952, sul letto di un bambino morto di fame, Danilo Dolci dà inizio al primo di numerosi digiuni, che daranno grande popolarità alle sue battaglie per il lavoro, per il pane, per la democrazia. Nel 1968 Iniziano i lavori al Borgo di Trappeto per la costruzione del “Centro di formazione”: ultimati in sette mesi. Profondamente rilevanti in tutto questo periodo i contributi di Carlo Levi, Bruno Zevi, Paolo Sylos Labini, Siro Bombardini. Il 2 febbraio del 1956 Danilo Dolci veniva arrestato mentre guidava un gruppo di braccianti a lavorare nella Trazzera vecchia, una strada nei pressi di Partinico abbandonata all’incuria dalle amministrazioni preposte. Al commissario di polizia che era intervenuto per interrompere quello Sciopero alla rovescia – chiamato così perché chi partecipa lavora gratuitamente realizzando opere di pubblica utilità –, Dolci rispose che il lavoro non è solo un diritto, ma per l’articolo 4 della Costituzione un dovere. L’accusa era di occupazione di suolo pubblico e resistenza a pubblico ufficiale, e a Dolci e ai suoi collaboratori venne negata la libertà provvisoria. Nel corso degli anni intorno a Dolci, scrittore, attivista per la pace e pedagogista, si consolida una stima nazionale e internazionale. Nel 1957 gli viene attribuito in Unione Sovietica il Premio Lenin per la pace, che lui accetta pur dichiarando di non essere comunista. Con i soldi del premio si costituisce a Partinico il “Centro studi e iniziative per la piena occupazione”. In un lungo periodo iniziale – dal ’52 al ’56 –  Danilo Dolci e un piccolo gruppo di volontari collaboratori  si inserirono nel vivo della più tragica realtà siciliana, condividendo la vita quotidiana della parte più misera della popolazione locale. Questa esperienza diede frutti di sostanziale importanza su due diversi piani:  da un lato, attraverso episodi che alcuni forse ricordano, richiamò l’attenzione dell’opinione pubblica italiana e mondiale su una cruda realtà da molti ignorata o mal conosciuta (il digiuno di Trappeto,  lo “sciopero alla rovescia” sulla trazzera di Partinico, l’arresto di Danilo e dei sindacalisti,  il relativo processo, ecc.);  d’altro canto,  permise a Danilo e al piccolo nucleo dei suoi amici e collaboratori di iniziare uno studio approfondito dell’ambiente che li circondava, cominciando ad individuare le componenti dei fenomeni economico-sociale di quelle zone e ad indagare con rigore sulle interferenze ed interdipendenze di manifestazioni e situazioni caratteristiche della Sicilia occidentale: arretratezza economica, disoccupazione e sottoccupazione, basso livello tecnico – culturale,  difficoltà  alla  vita  associativa,  mafia. Cinquantadue anni fa, il 27 febbraio del 1963, dopo decine di denunce e mobilitazioni da parte di Danilo Dolci e dei suoi collaboratori, avevano inizio i lavori di costruzione della diga sul fiume Jato. Già completata in gran parte dopo appena cinque anni, diventerà – insieme al Consorzio democratico che ne gestiva l’acqua – uno dei simboli della battaglia per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione della Sicilia occidentale e dell’impegno contro l’influenza mafiosa sul territorio. Il 25 marzo 1970 da Partinico, piccolo centro della Sicilia occidentale, trasmette la prima radio libera in Italia. È una voce clandestina che denuncia le condizioni di degrado in cui versavano le zone della Valle del Belìce, dello Jato e del Carboi a due anni dal devastante terremoto del 15 gennaio 1968, protestando contro il disimpegno dello Stato e gli sprechi di denaro pubblico nella ricostruzione: «si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie, la Sicilia muore». Barricati nei locali del “Centro studi ed iniziative” ci sono due collaboratori di Danilo Dolci, Franco Alasia e Pino Lombardo, che trasmettono più volte un programma dalla durata totale di quattro ore, tradotto anche in inglese per poter essere compreso anche all’estero: è la Radio Libera, poi ribattezzata anche RADIO DEI POVERI CRISTI. La trasmissione prosegue per 26 ore, finché le Forze dell’Ordine irrompono nell’edificio, sequestrando la radio e fermando i responsabili. Da tutto il mondo arrivano centinaia di messaggi di solidarietà e di adesione all’iniziativa. 

Il Centro per lo Sviluppo Creativo “Danilo Dolci” è un’associazione non profit che nasce dall’esperienza di lavoro sociale ed educativo di Danilo Dolci.

All’alba del 30 dicembre, al termine di una dolorosa malattia che, senza fiaccarne lo spirito, lo aveva fisicamente prostrato e costretto a lunghi ricoveri ospedalieri, Danilo Dolci si spegne, stroncato da un infarto: tra Partinico e Trappeto, in quella terra di «banditi» e di «industriali», di contadini e pescatori senza voce, che quarantacinque anni prima aveva scelto per avviare la sua difficile, lunga battaglia

×

×

Dolci, in Comunicare, legge della vita pone l’attenzione sulla questione ecologica. In particolar modo, Dolci si focalizza sul rapporto tra gli esseri e la natura, creature e cosmo. Infinitamente piccola in rapporto ad un infinitamente grande. 

L’ecologia diventa un principio che guida la creazione di un ambiente sociale dove il rispetto, la collaborazione e la cura reciproca sono fondamentali. L’ecologia, nella visione di Dolci, è anche consapevolezza dell’interdipendenza tra persone e ambiente. Questo include la connessione tra ciò che facciamo al mondo naturale e come questo si riflette nella nostra società e nelle nostre vite. La salute dell’ambiente è intimamente legata alla salute delle comunità: un ambiente degradato genera povertà, sofferenza e conflitti, così come la disarmonia sociale danneggia l’ambiente.

Dolci esplora l’importanza di un linguaggio “ecologico”, ossia non violento, rispettoso e costruttivo. La comunicazione, intesa come scambio autentico e creativo, è una legge vitale che sostiene l’armonia tra esseri umani e ambiente. Questa idea si oppone a un linguaggio che sfrutta, distrugge o divide.

Dolci riflette su un modello di sviluppo che non si basi sullo sfruttamento ma sulla rigenerazione delle risorse naturali e umane. Per lui, l’ecologia implica ripensare i sistemi economici e sociali in modo che siano sostenibili e rispettosi delle diversità.


In Comunicare. Legge della vita, Danilo Dolci riflette sulla comunicazione come elemento essenziale per la crescita personale e sociale. Non è solo scambio di parole, ma un processo profondo di ascolto, dialogo e co-creazione. La comunicazione autentica, basata sul rispetto e sulla non-violenza, è il fondamento per costruire comunità solidali, superare conflitti e rigenerare il tessuto sociale. Dolci sottolinea anche l’importanza di un linguaggio creativo e non distruttivo, in armonia con i bisogni umani e ambientali, invitando a vivere la comunicazione come strumento di trasformazione e giustizia.

×

G. Barone, Danilo Dolci. Una rivoluzione nonviolenta, Milano, Altreconomia, 2024
G. Bonora (a cura di), Il lessico di Danilo Dolci. Contro la manipolazione politico-mediatica, Roma, Arduino Sacco Editore, 2015
M. Ragona, Le parole di Danilo Dolci. Anatomia lessicale-concettuale, Foggia, Edizione del Rosone, 2011
F. Rosignoli, La giustizia ambientale e Danilo Dolci, in “Rivista di Studi e Ricerche sulla criminalità organizzata”, 4, 2018, pp. 132-169
A. Vigilante, Ecologia del Potere: studio su Danilo Dolci, Foggia, Edizione del Rosone, 2012