L’anguilla, la sirena dei mari freddi che lascia il Baltico per giungere ai nostri mari, ai nostri estuari, ai fiumi che risale in profondo, sotto la piena avversa, di ramo in ramo e poi di capello in capello, assottigliati, sempre più addentro, sempre più nel cuore del macigno, filtrando tra gorielli di melma finché un giorno una luce scoccata dai castagni ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta, nei fossi che declinano dai balzi d’Appennino alla Romagna; l’anguilla, torcia, frusta, freccia d’Amore in terra che solo i nostri botri o i disseccati ruscelli pirenaici riconducono a paradisi di fecondazione; l’anima verde che cerca vita là dove solo morde l’arsura e la desolazione, la scintilla che dice tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi, bronco seppellito; l’iride breve, gemella di quella che incastonano i tuoi cigli e fai brillare intatta in mezzo ai figli dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu non crederla sorella?
Marzia Caria è professore associato di Linguistica italiana presso l’Università LUMSA di Roma. Ha insegnato la medesima disciplina anche all’Università “La Sapienza” di Roma e negli Atenei di Torino e di Cagliari. Si è formata all’Università di Sassari, dove ha conseguito il Dottorato di Ricerca (XX ciclo) in Storia della lingua italiana, è stata assegnista di ricerca, e ricercatrice a tempo determinato. Ha collaborato in questi anni a diversi Progetti FIRB e PRIN, ed è stata borsista dell’Accademia della Crusca. Fra i suoi interessi scientifici – oggetto di monografie, articoli e saggi – rientrano le scritture in volgare legate all’Osservanza francescana, il rapporto tra lingua italiana ed emigrazione, il linguaggio giovanile, la lingua della cucina italiana. È socio dell’ASLI (Associazione per la Storia della Lingua Italiana) e dell’ASLI Scuola, ed è membro del Comitato scientifico del Centro Internazionale di Studi Cateriniani (CISC).
sorella
Perché Clizia non può che riconoscersi «sorella» dell'anguilla?
pozze
È di ispirazione montaliana anche la poesia di Giorgio Orelli, Le anguille del Reno; confronta i componimenti e individua le parole comuni.
Giorgio Orelli, Le anguille del Reno
Le anguille che ci arrivano dal Reno
sono dure a morire. Stimolate
dal pescivendolo si agitano
nerastre in scarso ghiaccio
tra un bianco di polistirolo.
Il compaziente fatto compratore
ne chiede due. Le pesa una donna
che a un tratto grida: è scappata.
Con un guizzo più certo la più piccola
è balzata dal piatto sul porfido
della piazza, ma è subito calma,
è facile riprenderla.
Tagliarle a pezzi non basta
per farle cessare di vivere.
L’anguilla, la sirena
Nella poesia L’anguilla del Reno Fabio Pusterla rilegge e ripropone L’anguilla di Montale presentando una diversa e nuova figura di resistenza, quella dell’anguilla "sorella" che cerca di sopravvivere alla morte chimica del fiume tuffandosi verso l’utopia di una rinascita. La poesia, compresa nella raccolta Bocksten (1989), parte da un evento storico: la contaminazione del Reno causata dallo sversamento di prodotti chimici della Sandoz avvenuto a seguito di un incendio nel novembre del 1986, dove circa 10.000 metri cubi di acqua e sostanze chimiche, riversatisi nel vicino Reno, causarono una grave moria di pesci.
Confronta i due componimenti ed evidenzia somiglianze e differenze, rispondendo alle seguenti domande: 1. Nelle poesie ritornano alcuni vocaboli: hanno sempre il medesimo significato? 2. Entrambi i poeti utilizzano frequenti allitterazioni: quante ne trovi nei due testi? 3. Nella poesia di Pusterla la scintilla che dice di Montale viene anagrammata: dove, in quale verso?
Fabio Pusterla, L’anguilla del Reno
Adesso sì, sorella,
e più di prima,
se guizzi disperata tra scoli d’atrazina
e getti d’olio vischioso;
o se colpisci di coda, estenuata,
la carezza dell’onda di fosfati che s’annera
sulla ghiaia della riva
(la riva, il greto,
il melmoso sabbione
frugati dalle torce delle squadre,
sfrecciano via elicotteri, lampeggiano
bluastre le sirene bitonali),
se adesso persino il Baltico è perduto,
circoscritto il viaggio
nell’armilla d’incendi e d’esplosioni,
e ti rituffi ai relitti, ai tesori del fondo,
chiglie corrose e catene d’ancoraggio,
a precipizio per correnti verticali, masse d’acqua
più fredde, dove scopri il tuo brivido,
un istinto di nuoto, perché il mare
è un profumo lontanissimo, il sospetto
di un sogno interrotto poco prima dell’alba,
quanto basta alla pinna e al tuo testardo
palpito delle branchie, per strappare
un attimo all’asfissia, un’idea di vita
all’evidenza dei fatti, l’ultima sfida all’ansia, un’utopia
alla paura di tutti.
L’anguilla
Contestualizzazione
La poesia L’anguilla, la cui stesura risale al 1948, fa parte della raccolta La bufera e altro, pubblicata in una prima edizione nel 1956 dall’editore veneto Neri Pozza, e l’anno successivo da Mondadori. La raccolta, la terza di Montale (dopo Ossi di seppia e Le Occasioni), comprende 58 liriche, scritte dal poeta tra il 1940 e il 1954, suddivise nel testo in sette sezioni: Finisterre, Dopo, Intermezzo, “Flashes” e dediche, Silvae, Madrigali privati e Conclusioni provvisorie; l’Anguilla si trova alla fine della sezione Silvae, in cui si raccolgono le poesie scritte tra il 1946 e il 1950.
Il titolo La bufera e altro (inizialmente la silloge si sarebbe dovuta intitolare Romanzo) allude in particolare alla Seconda Guerra Mondiale (“la bufera”); mentre il termine “altro” rinvia ad altri avvenimenti, successivi o comunque estranei a essa, per lo più riguardanti la vita privata del poeta. Rimanda all’eterogeneità dei contenuti il titolo della sezione Silvae, cioè “Selve”, un genere della poesia latina caratterizzato da contenuti di argomento vario.
Strutturametrica
La poesia è costituita da un unico, lunghissimo, periodo sintattico costituito da una proposizione interrogativa (una domanda retorica) di 30 versi, i cui due elementi principali sono separati dai 28 versi centrali: al primo verso compare in rilievo «l’anguilla», che, dal punto di vista sintattico, è il complemento oggetto della proposizione interrogativa, il cui soggetto, «tu», compare solo alla fine del penultimo verso.
La lirica può essere divisa in 4 parti, delimitate dalle pause forti, cui corrispondono i punti e virgola ai versi 14, 19 e 25; ciascuna sezione si riferisce ad una qualità dell’animale dal significato simbolico: la resistenza, l’istinto vitale, la capacità di sopravvivere, la somiglianza tra l’anguilla e la donna.
Dal punto di vista metrico, Montale utilizza versi di varia lunghezza, con prevalenza di endecasillabi (quattordici su trenta), settenari e settenari doppi. Molte le rime, perfette e imperfette, e le assonanze.
l’iride breve, gemelladi quella che incastonano i...
‘i piccoli occhi (iride metonimia per ‘occhio’, ‘sguardo’), uguali a quelli incastonati dai tuoi cigli (tuoi: di Clizia) e che tu fai risplendere, incontaminata (intatta) tra gli uomini, immersi nel tuo stesso fango, puoi tu (Clizia) ancora non crederla sorella (simile a te)?’.
anima verde
‘anima viva’ (metafora).
a paradisi di fecondazione
‘alla beatitudine (paradisi) dell’accoppiamento’.
torcia, frusta,freccia d’Amore in terra
attributi riferiti all’anguilla, per renderne metaforicamente la lucentezza (torcia), il movimento rapido (frusta), la fecondità (freccia). La torcia, la frusta e la freccia sono anche gli attributi canonici del dio Amore.
balzi
‘rilievi’.
declinano
‘scendono’.
sempre più nel...
‘sempre più in profondità, sempre più all’interno della roccia, infiltrandosi tra rigagnoli d’acqua (gorielli è diminutivo del toscano goria o gora: ‘canale d’acqua’) fangosi’.
di ramo in ramo e poidi capello in capello
‘di affluente in affluente’ (di ramo in ramo) e ‘di rigagnolo in rigagnolo’ (di capello in capello – ruscelli minuscoli come capelli – metafora), [lungo corsi d’acqua] sempre più sottili (assottigliati); 8-10. sempre più... melma: ‘sempre più in profondità, sempre più all’interno della roccia,
puoi tunon crederla sorella?
Struttura
La poesia è costituita da un unico periodo sintattico di 30 versi, una proposizione interrogativa, i cui due elementi principali sono separati dai 28 versi centrali: al primo verso compare in rilievo «l’anguilla», che, dal punto di vista sintattico, è il complemento oggetto della proposizione interrogativa, il cui soggetto, «tu», compare solo alla fine del penultimo verso.
L’anguilla
Eugenio Montale legge "L'anguilla" da "La Bufera e altro".
L’anguilla a cura di Marzia Caria
Struttura
La forma del testo corrisponde al contenuto: un unico lunghissimo periodo di 30 versi, una proposizione interrogativa (rivolta a Clizia, la donna amata da Montale), i cui due elementi principali sono separati dai 28 versi centrali: al primo verso compare in rilievo «l’anguilla», che, dal punto di vista sintattico, è il complemento oggetto della proposizione interrogativa, il cui soggetto, «tu», compare solo alla fine del penultimo verso. Ciò determina la circolarità del componimento ribadita a livello fonico dal legame tra sorella, ultima parola dell’ultimo verso, e anguilla e sirena, presenti nel primo verso.
Metrica
Un’unica strofa di trenta versi di varia lunghezza, con prevalenza di endecasillabi (quattordici su trenta), settenari e settenari doppi. Molte le rime, perfette e imperfette, e le assonanze.
Anagrammi
incarbonirsi, bronco
Toscanismi
gorielli: diminutivo per il toscano goria o gora ‘canale d’acqua’ botri: ‘fossati’
Vocaboli danteschi
Enciclopedia dantesca
bronco. - Nel significato proprio di “pruno”, “ramo nodoso”, “sterpo”, “tronco spinoso”, è riferito ai rami e ai tronchi della selva dei suicidi (Serravalle: “arbores siccos”), in If XIII 26 Cred’ïo ch'ei credette ch'io credesse / che tante voci uscisser, tra quei bronchi, / da gente che per noi si nascondesse. Il Sapegno rimanda al Dec. IV 1 12. Il Grabher giustamente afferma che il vocabolo, assieme a nodosi (v. 5), stecchi (v. 6), pruno (v. 32), sterpi (v. 37), nocchi (v. 89), “richiama l’aspra materia lignea… di questa selva”.
La poesia L’anguilla del Reno di Fabio Pusterla, compresa nella raccolta Bocksten (1989), parte da un evento storico – la contaminazione del Reno causata dallo sversamento di prodotti chimici della Sandoz avvenuto a seguito di un incendio nel novembre del 1986, dove circa 10.000 metri cubi di acqua e sostanze chimiche, riversatisi nel vicino Reno, causarono una grave moria di pesci. La poesia rilegge e ripropone L’anguilla di Montale presentando una diversa e nuova figura di resistenza, quella dell’anguilla "sorella" che cerca di sopravvivere alla morte chimica del fiume tuffandosi verso l’utopia di una rinascita.
Adesso sì, sorella e più di prima, se guizzi disperata tra scoli d’atrazina e getti d’olio vischioso; o se colpisci di coda, estenuata, la carezza dell’onda di fosfati che s’annera sulla ghiaia della riva (la riva, il greto, il melmoso sabbione frugati dalle torce delle squadre, sfrecciano via elicotteri, lampeggiano bluastre le sirene bitonali), se adesso persino il Baltico è perduto, circoscritto il viaggio nell’armilla d’incendi e d’esplosioni, e ti rituffi ai relitti, ai tesori del fondo, chiglie corrose e catene d’ancoraggio, a precipizio per correnti verticali, masse d’acqua più fredde, dove scopri il tuo brivido, un istinto di nuoto, perché il mare è un profumo lontanissimo, il sospetto di un sogno interrotto poco prima dell’alba, quanto basta alla pinna e al tuo testardo palpito delle branchie, per strappare un attimo all’asfissia, un’idea di vita all’evidenza dei fatti, l’ultima sfida all’ansia, un’utopia alla paura di tutti.
Fabio Pusterla, L'anguilla del Reno, Raccolta Bocksten, Marcos y Marcos, Milano, 1989.
Parole ripetute
sorella, guizzo, Baltico, mare, freddo
Parole ripetute con significato diverso
torcia, sirena
Allitterazioni
guiZZo… poZZe… balZi», «guiZZi… atraZina… careZZa
Ripetizione gruppi consonatici
FRusTa, FReccia, noSTRi, BoTRi; FRugaTi, sFRecciano, BluaSTRe
Anagrammi
scINTILLA che DICE; armILLA d’INCEnDI
Vocabili Danteschi
melma, melmoso sabbione
Sovra tutto ’l sabbion, d’un cader lento,
piovean di foco dilatate falde,
come di neve in alpe sanza vento.
Inferno XIV, 28-30
Orelli, Le anguille del Reno
Le anguille che ci arrivano dal Reno sono dure a morire. Stimolate dal pescivendolo si agitano nerastre in scarso ghiaccio tra un bianco di polistirolo. Il compaziente fatto compratore ne chiede due. Le pesa una donna che a un tratto grida: è scappata. Con un guizzo più certo la più piccola è balzata dal piatto sul porfido della piazza, ma è subito calma, è facile riprenderla. Tagliarle a pezzi non basta per farle cessare di vivere.
Allitterazioni
Montale, L'anguilla: guizzo, pozze, balzi Pusterla, L'anguilla del Reno: guizzi, attrazina, carezza Orelli, Le anguille del Reno: guizzo, balzata, piazza
incarbonirsi, bronco
Sono uniti in un anagramma, in quanto tutte le lettere di bronco si ritrovano in incarbonirsi. Rivelano un significato positivo in quanto rimandano al carbone, elemento fonte di calore, che dà la possibilità del fuoco e speranza di vita.
Vocaboli danteschi
bronco: ‘ramo privo di foglie’.
Vocabolo di origine dantesca: If XIII 26 Cred'ïo ch'ei credette ch'io credesse / che tante voci uscisser, tra quei bronchi, / da gente che per noi si nascondesse.
Enciclopedia Dantesca
l’iride breve, gemella di quella...
‘La piccola (breve) iride, che è identica (gemella) a quella incastonata dai tuoi cigli (tuoi: di Clizia) e che tu fai risplendere pura, incontaminata (intatta), in mezzo all’umanità, che è immersa nello stesso fango in cui sei immersa tu, puoi tu non crederla sorella?’.
Iride
Metonimia per ‘occhio’, ‘sguardo’. La destinataria di questa domanda retorica è Clizia: sia la donna che l’anguilla condividono, quindi, un attributo determinante, l’iride, e l’habitat, essendo entrambe immerse nel fango.
bronco seppellito
'ramo ricoperto di terra’
la scintilla
‘l’anguilla’ (metafora), di nuovo il riferimento alla sua lucentezza.
botri
‘fossati’, toscanismo.
sempre più addentro, sempre più nel cuore...
Spingendosi sempre più avanti nell’entroterra, fin dentro la roccia, infiltrandosi (filtrando) attraverso esili fili di melma.
Gorielli
Diminutivo per il toscano goria o gora: ‘canale d’acqua’
di ramo in ramo e poi di capello in capello
Di affluente in affluente e di rigagnolo in rigagnolo: da corsi più ampi, progressivamente, in corsi sottilissimi come capelli (metafora).
torcia, frusta, freccia d’Amore in terra
Di affluente in affluente e di rigagnolo in rigagnolo: da corsi più ampi, progressivamente, in corsi sottilissimi come capelli (metafora). La torcia, la frusta e la freccia sono anche gli attributi classici del dio Amore.
in pozze d’acquamorta
‘in pozzanghere di acqua stagnante’.
una luce scoccata dai castagni
‘una luce che filtra improvvisamente (scoccata come una freccia) attraverso i rami dei castagni’ (metafora).
che risale in profondo, sotto la piena avversa
‘che risale mantenendosi nelle profondità, al di sotto della corrente (piena) contraria (avversa)’;
sirena
è il primo attributo dell’anguilla, in riferimento alla sua capacità di risalire controcorrente il fiume. La donna e l’anguilla si fondono nella ‘sirena, creatura mitica e terrestre, metà donna e metà pesce, che con il suo canto ammaliatore irretisce i naviganti e provoca naufragi’.
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Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981
1896 Nasce a Genova; trascorre l’infanzia e la giovinezza tra Genova e Monterosso; studia canto e ottiene il diploma di ragioniere.
1917-1919 Partecipa come volontario alla Prima guerra mondiale in fanteria, quindi rientra a Genova.
1922 Su «Primo Tempo» pubblica i primi componimenti. Si accosta al gruppo di Gobetti, che pubblica «Il Baretti».
1925 Pubblica Ossi di seppia, firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di B. Croce e pubblica un Omaggio a Italo Svevo, tra i primi riconoscimenti tributati allo scrittore triestino.
1927-1938 Si trasferisce a Firenze, dove si impiega temporaneamente presso l’editore Bemporad, e poi, dal 1928, dirige il Gabinetto Vieusseux, finché nel 1938 dovrà abbandonare l’incarico perché non iscritto al partito fascista. Entra frattanto nel gruppo della rivista «Solaria», fino alla sua soppressione per motivi politici nel 1934. Nel 1932 pubblica da Vallecchi La casa dei doganieri e altre poesie.
1939 Pubblica da Einaudi Le occasioni. In questi anni collabora a «Letteratura» e a «Campo di Marte», le riviste dell’ermetismo fiorentino, e a «Primato».
1943-1945 Nel 1943 escono a Lugano i versi di Finisterre. Montale entra nel comitato culturale del C.L. N. toscano. Alla fine della guerra aderisce per qualche tempo al Partito d’Azione. Nel 1945 assume la direzione del settimanale culturale «Il Mondo».
1948 Si trasferisce a Milano e svolge attività di redattore presso il «Corriere della Sera».
1955 Assume anche l’incarico di critico musicale del «Corriere d’Informazione».
1956 Presso Neri Pozza pubblica La bufera e altro e Farfalla di Dinard (poi ampliato nel 1960) e riceve il premio Marzotto.
1961 Riceve la laurea honoris causa dall’Università di Milano.
1962 Riceve il Premio internazionale Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei.
1967 È nominato senatore a vita.
1971 Pubblica Satura presso Mondadori, e in tiratura limitata Diario del ‘71 presso Scheiwiller.
1973 Mondadori pubblica il Diario del ‘71 e del ‘72.
1975 Gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura.
1977 Mondadori pubblica il Quaderno di quattro anni.
1980 Einaudi pubblica l’edizione critica di tutta L’Opera in versi.
1981 Montale muore a Milano.
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Comprensione
1. Quali sono le caratteristiche fisiche dell’anguilla?
2. Descrivi l’aspetto metrico e sintattico del componimento.
3. Descrivi le caratteristiche linguistiche del testo.
4. Rintraccia le metafore alle quali il poeta ricorre per descrivere il paesaggio attraversato dall’anguilla e per descrivere l’anguilla stessa.
Interpretazione
5. Di quali valenze allegoriche e di quali valori è portatrice l’anguilla?
6. Perché Clizia non può che riconoscersi «sorella» dell’anguilla?
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Andrea Afribo, Poesia contemporanea dal 1980 a oggi. Storia linguistica italiana, Roma, Carocci, 2007.
Andrea Afribo, Poesia italiana postrema. Dal 1970 a oggi, Roma, Carocci, 2018.
Pietro Benzoni, Tre pastiches montaliani di Fabio Pusterla, in «Per leggere», 12, 2007, pp. 5-16.
Pietro Benzoni, Tecniche emulative di Fabio Pusterla, in A. Andreose e G. Peron (a cura di), Copia, imitazione, falso, Padova, Esedra, 2008 («Quaderni del circolo filologico e linguistico padovano», v. 20), pp. 539-550.
Pietro De Marchi, “L’Anguilla” di Montale e le sue sorelle. Sulla funzione poetica della sintassi, in «Testo», 50, 2005, pp. 73-91.